mercoledì 20 novembre 2013

LA POSTA IN PALIO

Perché esistono le agenzie? Perché si danno tanto da fare per portare gli uomini da una parte o dall'altra del confine tra Determinazione e Indeterminazione? Qual è lo scopo finale? 
Raphael ha una risposta per tutto. Lui sa tutto. Ma allora, se sa tutto, perché ha comprato un lettore HD-DVD?

“E questo è tutto?”
“Questo è tutto.”
“Un’equazione a più variabili applicata alla vita di un essere umano permette di prevederne il comportamento e le decisioni?”
“Con un margine…”
“Sì, ho capito, con un margine di errore minimo del 2%.”
“Esatto. Se ci pensa bene, non è poi così strano, no?”
Marco rifletté a lungo, prima di rispondere.
“No, non lo è. Ed è questo che è strano. Perché non è strano. Non so se mi spiego.”
“Perfettamente.”
“Non è che non sia chiaro. Perché lo è, davvero. Solo, non dovrebbe esserlo. Ma lo è. Questo è strano. Davvero.”
“Sì, suppongo lo sia.”
“Adesso, vi aspetterete le mie domande.”
“Certo. Naturale. Spari.”
“Come mi avete spiegato, i dati che raccogliete vengono inseriti in una equazione a più variabili, che permette di disegnare una curva con la quale potere prevedere l’andamento dell’esistenza della persona a cui si riferisce. Chi ha inventatola formula? Quali sono queste variabili? Perché nessuno ne sa niente?”


L’uomo che si faceva chiamare Raffaele unì le mani di fronte al petto, appoggiò lo sguardo sul tavolo e per qualche momento rimase in silenzio.
“Domande legittime, di certo” esordì, finalmente, “ma alle quali non è semplicissimo rispondere. Posso però dirle che, in qualche misura, queste equazioni sono note da moltissimo tempo: dai tempi degli oracoli, se non addirittura da quelli dei primi sciamani, anche se personalmente ritengo che allora ci fosse un certo grado di improvvisazione. Oggi, lavoriamo con metodo decisamente più scientifico. Per quanto riguarda le variabili dell’equazione, non posso naturalmente illustrargliele tutte, sono davvero tante. Molte sono assolutamente banali, come il sesso di appartenenza e l’anamnesi famigliare; altre, però, sono di valutazione e di comprensione decisamente più difficile. Spero non si offenderà se lasceremo perdere ogni tentativo di approfondire l’argomento, destinandolo a quando avremo più tempo. Se lei accetta il lavoro, dovremo iniziare subito” concluse, dando un’occhiata al monitor sulla scrivania.
“Va bene” acconsentì di malavoglia Marco, anche perché il sottinteso di quelle parole lo aveva un po’ ferito: in pratica, quel tizio gli stava dicendo che non sarebbe stato in grado di capire. Probabilmente era vero, e in ogni caso, a cosa gli sarebbe servito farsi seppellire di formule matematiche per dimostrare un’assurdità come quella? Al liceo, non si era mai allontanato dalle equazioni di secondo grado, ritenendole già di per sé abbastanza crudeli e contorte: perché mai avrebbe voluto farsi del male ora?
“Riguardo al fatto che nessuno ne sappia niente” riprese l’altro, allungandosi sulla poltrona, “se lo desidera, può tirare in ballo l’idea di un complotto internazionale. In fondo, non sarebbe troppo lontano dal vero.”
“Vuol dire che voi sfruttate la possibilità di prevedere il futuro e modificarlo a vostro vantaggio e per questo tenete il resto del mondo all’oscuro di tutto?”
“Prevedere il futuro?” Raffaele parve sinceramente interdetto. “Davvero lei pensa che il nostro scopo sia quello di prevedere il futuro? Non ci pensiamo nemmeno! Non sarebbe possibile, poi: si ricordi, l’errore minimo è del 2%: può sembrare piccolissimo, ma provi a moltiplicarlo per il numero di persone alle cui azioni viene applicato: basta una giornata sola, per rendere impossibile anche solamente sperare di ottenere un’immagine certa di quello che accadrà in un futuro abbastanza vicino da essere utile prevedere. Quello che noi possiamo conoscere sono solo le linee generali, l’evoluzione che questo mondo sta affrontando. Ma non possiamo sapere in anticipo come e dove intervenire per modificare questa strada.”
“Però, se ognuno sapesse quello che potrebbe accadergli agendo in un certo modo, potrebbe evitare di commettere alcuni errori o cacciarsi in certe situazioni.”
Era fin troppo facile capire che Marco stava parlando di sé.
“Lei continua a pensare che la nostra formula permetta di prevedere ogni singolo avvenimento futuro” intervenne la donna, che aveva capito bene a cosa lui stesse pensando. “Ma non è così, Raffaele glielo ha già spiegato: noi possiamo prevedere cosa farà una persona, il suo  comportamento e le sue reazioni a una data situazione, ma non la situazione in sé.”
“Il problema” riprese l’uomo che si faceva chiamare Raffaele, spostando il busto verso Marco e fissandolo con sguardo più serio, “è nella velocità di correzione degli schemi: ogni volta che il comportamento di una persona rientra nel 2% o più dei casi in cui non corrisponde a quanto previsto dalle formule, il sistema deve correggere l’intero scenario. Ha presente la teoria del Caos?”
“Quella del battito d’ali di una farfalla?”
“Esattamente! Per quanto alta sia la velocità dell’aggiustamento, non sarà sufficiente, perché nel frattempo, mentre il sistema prendeva atto della variazione, un’altra si verificava da qualche altra parte, poi un’altra ancora… insomma, possiamo cavalcare il presente, ma non riusciremo mai a raggiungere il futuro: qualche volta, però, possiamo tenere il suo passo, e, come le stavo dicendo, possiamo vedere quale sia la sua direzione: nel lungo termine infatti, gli errori statistici commessi tendono a compensarsi naturalmente, perché gli scenari modificati che entrano in conflitto tra di loro mostrano una curiosa capacità di autocorrezione. È più o meno come nella fisica: i microstati continuano a sfuggire alla possibilità di essere misurati se non statisticamente e la loro esatta predizione viene frustrata dal principio di indeterminazione; i macrostati si mantengono invece stabili e il loro comportamento su grande scala può essere predetto con grande precisione. È così che ho evitato di comprare il minidisc, sapevo sarebbe stato un fiasco!”
“Però hai comprato un lettore HD-DVD” intervenne la donna accanto a lui, con un sorriso di soave perfidia.
“Già… cosa vuole, mi sono lasciato prendere dall’entusiasmo della novità” si giustificò l’uomo, sorridendo a sua volta. “In ogni caso, avevo comprato anche il Blu-ray” terminò, con un lampo di soddisfazione negli occhi.
Marco, però, non sorrideva. Stava pensando, spaventato dalla serietà con cui si sentiva obbligato a considerare quelle spiegazioni.
“Assumendo in linea puramente teorica che tutto quello che mi avete detto sia vero” disse, “se ho ben capito, mi state dicendo che non potete prevedere il futuro delle persone - i vostri microstati - ma potete valutare quello di grandi gruppi, che rappresenterebbero i macrostati?”
“L’avevo detto, che non sarebbe stato difficile!” esclamò Raffaele, sinceramente compiaciuto.
“Allora, mi spiegate a cosa serve tutto ciò?”
“Lei ha accettato l’idea che il futuro di un macrostato umano possa essere conosciuto” cominciò a spiegare l’uomo. “In effetti, lo è. Lo è da tempo. Non servivano tutte le variabili e le formule che usiamo oggi per conoscerlo, del resto. Come pensa che abbia fatto San Giovanni, a scrivere la sua Apocalisse?”
“Aspetti, mi sta dicendo…”
“Lasci perdere il linguaggio, un po’ sopra le righe: sa, anche lì, l’entusiasmo… consideri invece il contenuto: si tratta di previsioni non troppo dissimili da quelle di molti scienziati di oggi, vero?”
“In effetti…”
“Potrei citarle profezie analoghe elaborate da decine di altre civiltà, tutte molto simili. Il mondo non se la passa bene, Marco, questo è chiaro, anche senza ricorrere a equazioni o a profezie.”
Marco non poté fare altro che annuire.
“Quindi, se il futuro del macrosistema è scritto, per cambiarlo occorrerebbe modificare quello di un gran numero di microstati simultaneamente.” Li sto proprio prendendo sul serio, pensò.
“In teoria.”
“Perché non lo fate?”
“L’abbiamo fatto, o meglio, ci abbiamo tentato. In tutti i modi. Per secoli. Con le buone e con le cattive. Nulla. Sembra proprio che gli uomini non riescano a vedere quello che hanno di fronte. La situazione è sotto gli occhi di tutti, ma è come se tutti facessero finta di niente. Non è che non ci abbiamo provato. Ci abbiamo provato eccome! Per esempio, dopo decenni di tentativi, siano riusciti a rendere pubblico il problema legato all’emissione di Anidride Carbonica nell’atmosfera: è forse cambiato qualcosa? Le sembra che si stia inquinando di meno?”
“No” ammise Marco.
“No, infatti. La strada non è quella, Marco. La strada è un’altra. E qui entra in gioco lei. Lei e quella… Marta?... Come si chiamava, quella ragazza con master in qualcosa preso da qualche parte…”
“Barbara?” azzardò Marco.
“Federica” sospirò la donna, rassettandosi la gonna e sospirando. “Federica Vannetti.”

“Ecco. Federica. Qui entrate in gioco lei e quella Federica, Marco. Ma per due motivi diversi. Opposti, direi.”

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