lunedì 18 novembre 2013

DI LIBERTÀ, DETERMINAZIONE E ALTRE QUISQUILIE



L’uomo è realmente libero nelle sue decisioni? La domanda non è certo nuova, evidentemente, ma questa volta c’è chi ha la riposta. È Raphael, l’enigmatico capo della Leir & Bag, che spiega a Marco che le due agenzie, nel corso della loro lunga (molto lunga…) attività, hanno messo a punto un sistema che sa collegare e incrociare i dati provenienti dai server di tutto il mondo, da quelli che registrano le transazioni delle carte di credito e di debito alle comuni tessere fedeltà dei supermercati, passando per gli abbonamenti ferroviari e le immagini riprese dalle telecamere ambientali. Utilizzando una serie di tecnologie estremamente avanzate e applicando un algoritmo tanto complesso quanto antico, il sistema è in grado di prevedere il comportamento di chiunque con un’approssimazione teorica minima del 2%. In alcuni rari casi, però, l’indice schizza verso valori più alti e, una volta superato il 15%, il suo trend diventa irreversibile: da quel momento, il soggetto sfugge  al sistema e diventa un Indeterminato. non sarà più possibile abbassare l’indice.

“Vede, caro Marco” cominciò a spiegare l’uomo, senza alzare il suo sguardo dalla tazza e cominciando a mescolare il nero liquido che essa conteneva, “per prevedere qualunque evento, il problema non è sapere leggere il futuro: quello, ormai, non lo sa fare quasi nessuno.”
Marco registrò e archivio l’ ‘ormai’ e il ‘quasi’.
“No” riprese l’uomo, smettendo di muovere il cucchiaino e osservando il vortice che si era creato nel caffè. “Il problema è conoscere il passato.”


“Quindi, lei mi sta dicendo, se voglio scoprire cosa mangerà domani una persona, devo conoscere quello che ha mangiato ieri?”
“È un po’ più complicato di così, Marco” rispose sorridendo l’altro, senza scomporsi. “Guardi qui” disse, mentre con la mano destra sollevava il bricco e cominciava a versare il latte lentamente. “Lei pensa che io potrei mai prevedere esattamente che tipo di disegni può descrivere il latte appena versato all’interno di questa tazza?”
Marco si affacciò sulla tazza, osservando le volute del liquido più chiaro allargarsi, deformarsi e trasformarsi in figure continuamente cangianti, come nuvole chiare su un cielo notturno.
“Direi proprio di no” rispose, perplesso.
“No, infatti” assentì l’altro. “Nessuno lo potrebbe prevedere, certamente. Direbbe però che queste figure sono frutto del caso?”
“Beh… no. Credo che dipendano dalla densità dei due liquidi, del caffè e del latte, intendo, dalla velocità di rotazione impartita al caffè dal cucchiaino, dalla presenza di molecole di zucchero all’interno della tazza e della loro disposizione… anche dalla ceramica della tazza e dalla polvere che potrebbe essersi posata al suo interno, penso.”
“Molto bene.” Raffaele sorrise. “Se lei conoscesse tutti questi parametri, sarebbe in grado di prevedere il modo in cui si diffonderà il latte dentro il caffè?”
“Teoricamente, penso di sì” concesse Marco.
“Ottimo!” esclamò. “Adesso, immagini di possedere strumenti in grado di misurare tutte le variabili, con un grado di imprecisione del tutto trascurabile in funzione della grandezza del sistema generale. Poi, immagini di possedere un computer talmente potente da calcolare le loro interazioni, fino all’ultima: non potrebbe ragionevolmente sperare di ottenere una formula, per quanto complessa, in grado di descrivere queste benedette figure?” concluse, indicando con il cucchiaino la superficie del caffè macchiato dentro la tazza.”
“Va bene: in linea teorica, tutto quello che mi ha detto è ragionevole, se vogliamo usare questo termine, un po’ fuori luogo” disse Marco. “Capisco anche dove vuole andare a parare: lei vuole farmi credere che se conosco un numero sufficiente di informazioni su di una persona, posso descrivere lo stato in cui si trova in un dato momento e cosa potrebbe fare a seconda della situazione in cui si viene a trovare. Non mi vorrà però dire che un latte e caffè è paragonabile alla vita di un uomo! E anche se lo fosse” aggiunse, rendendosi conto che la sua obiezione non aveva trovato grande presa presso il suo interlocutore, “non è possibile conoscere con precisione assoluta tutti i fattori che la influenzano. E in ogni caso” concluse, sempre più scorato dall’imperturbabilità dell’altro, “se anche fosse possibile, non esiste un computer così potente da prevedere con precisione assoluta i suoi sviluppi futuri.”
“Oh, ma certo che non esiste un computer del genere!” esclamò l’uomo che si faceva chiamare Raffaele, con aria sinceramente stupita. Marco non fece a tempo a sentirsi sollevato da quell’ammissione.

“Quello che usiamo noi, riesce a prevederli solo con un margine di errore del 2%.”

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