mercoledì 4 dicembre 2013

ADATTARSI PER RAGGIUNGERE LO SCOPO (un breve estratto di Duepercento)


 Il protagonista di Duepercento, Marco Donati, non è decisamente il tipo che farebbe bella figura in un film di James Bond: non è particolarmente atletico (ogni corsa, per lui, è una sfida all’infarto), dire che è ‘un tipo’ è fargli un complimento e il massimo della tecnologia a cui ha accesso è un cellulare che nemmeno per sbaglio potrebbe essere definito smart. Però, per essere un agente alle prime armi, non se la cava poi troppo male: ha iniziativa, tiene basso il profilo e sa cogliere le occasioni per  agganciare il suo uomo. Certo, non sempre ci azzecca. Ecco così che, per proteggere il suo uomo, non esita a calarsi nei panni del metallaro, fidando nei suoi trascorsi di ascoltatore di Heavy Metal. Non sa, il poverino, che il genere si è evoluto negli ultimi vent’anni. Beh, evoluto… diciamo che non è più lo stesso.

“La felpa degli Iron Maiden si rivelò presto un errore tattico. Aveva pensato che quel vecchio residuato della sua fase “selvaggia”...
...(che in realtà era consistita nella partecipazione a un concerto del gruppo inglese e in un tentativo, immediatamente abortito, di fumare uno spinello) gli avrebbe fatto guadagnare, se non il rispetto, almeno l’indifferenza dei ragazzini che avrebbero assistito al concerto. Non appena lui e Alessandro si ritrovarono in mezzo a quella marea nera e vociante, invece, si accorse che i suoi vecchi idoli venivano considerati dai sostenitori dei Pestilential Killers alla stregua del Quartetto Cetra. Le occhiate ricevute andavano dall’interrogativa a quella di sprezzante commiserazione. Fortunatamente, all’interno della sala la luce era molto bassa e presto la sua felpa si confuse nella folla indistinta di glifi e simboli indossati dalla folla che balenavano nel buio indistinto. Così, poteva aggirarsi tra le fila dei ragazzini senza dovere spiegare chi fosse quel’The Trooper’ che occhieggiava ghignante sul suo petto, ricordando con una punta di nostalgia le discussioni con i suoi genitori, che trovavano quel tipo di iconografia inquietante e oltraggiosa. Se avessero visto quello che si trovava in giro là dentro…
Il suo mesto amarcord venne interrotto da un’improvvisa e strana sensazione, che lo obbligò ad alzare la testa di scatto e a guardarsi in giro. Mancava ancora una mezz’ora all’inizio del concerto, e i Pestilential Killers sarebbero stati preceduti da due gruppetti milanesi che evidentemente non avevano grande seguito, visto che il locale non era ancora del tutto pieno, e molti erano radunati attorno ai bar e alle bancarelle che vendevano magliette e gadget marchiati dal gruppo. Muoversi cominciava a diventare complicato e faticoso: presto sarebbe diventato praticamente impossibile. Eppure, in mezzo a quella confusione e alla penombra, Marco era certo di avere scorto un volto famigliare, che gli aveva procurato la breve ma intensa sensazione di essere attraversato da una scarica di corrente elettrica. All’improvviso, si ricordò di quanto Raffaele gli aveva detto a proposito dei cacciatori. Senza sapere perché, in quell’attimo fu certo che uno di loro si aggirava in mezzo al pubblico. Cominciò allora a camminare con passo più spedito, bofonchiando scuse ogni volta che urtava qualcuno, alla ricerca di Alessandro. Lo trovò quasi subito, ondeggiante tra energumeni in nero, intento a spruzzare la sua birra ovunque e annaffiando chi si era seduto per terra. A giudicare dalle facce di chi stava subendo quella sorta di irrigazione alcolica, se anche il cacciatore si fosse rivelato assente, in quel momento c’erano molti altri pronti a portare a termine il lavoro per lui.
Una volta che lo ebbe raggiunto, per prima cosa gli bloccò la mano con il bicchiere, quindi, più o meno gentilmente, lo spinse verso un angolo più tranquillo, dove avrebbe potuto continuare a shakerare la sua birra senza rischiare il linciaggio.
Da parte sua, Alessandro era evidentemente del tutto ignaro del rischio corso, ben felice di riuscire finalmente a bere in santa pace e di godersi quella bolgia crescente.
“Bell’atmosfera, vero?” commentò, lasciando vagare lo sguardo verso il palco, godendosi il fermento che animava la platea.
“Davvero” assentì Marco, che però non riusciva ancora a rilassarsi. La percezione di una presenza pericolosa non si era attenuata. Cercò di calmarsi, dicendosi che si trattava solo di suggestione, ma quella spiegazione non lo convinse per nulla. In ogni caso, adesso che il suo uomo era relativamente al riparo, poteva cercare di organizzarsi. In effetti, era difficile proteggere qualcuno senza sapere quale fosse il rischio reale e chi lo stesse portando. Soprattutto, senza sapere se ci fosse davvero un rischio reale.
“Siamo fortunati, lo sai?” continuò Alessandro, placidamente. “I Dissectonomy non possono aprire il concerto.”
“Meno male!” esclamò Marco. Non conosceva affatto i Dissectonomy, ma quel nome non gli suggeriva niente di buono. “Non mi sono mai piaciuti” aggiunse, per darsi un tono.
“Già, anche se i primi due promo non erano male. In ogni caso” riprese l’altro, “la fortuna è che al loro posto hanno chiamato i Cavity Search. Sono davvero bravi, anche se un po’ brutali, per i miei gusti.”
Se i suoi gusti comprendevano i Pestilential Killers e i Cavity Search risultavano un po’ ‘troppo brutali’ anche per lui, c’era di che preoccuparsi seriamente.
“Allora” riprese a parlare Marco, “questo potrebbe essere l’ultimo concerto da uomo libero.” Chissà, pensava, forse i luoghi comuni qualche volta funzionano.
“Già, lo stavo pensando anch’io, poco fa. Anche se a dire il vero, il prossimo mese dovrebbero arrivare i Terrible Noises, quindi, tecnicamente, quello potrebbe essere l’ultimo concerto da scapolo, se mi sposo a Settembre…”
“Sì, sì” tagliò corto Marco, temendo di venire costretto a comprare i biglietti anche per quel concerto. “Comunque, anche se la tua fidanzata… come si chiama… Carla…”
“Chiara.”
“Sì, Chiara… dicevo, anche se Chiara ha detto che non ci sono problemi con i tuoi gusti musicali (e secondo me, si sbaglia, pensò), da sposati certe cose non si possono più fare…”
“Quali, per esempio?”
“Beh, per esempio… per esempio…. Uscire con altre ragazze, per esempio!”
“Sinceramente, sto con Chiara da cinque anni, e non ho mai sentito la necessità di uscire con qualcun’altra. Cos’altro?”
Marco tacque. Si era già stufato di andare per luoghi comuni e, onestamente, non sapeva se ci fossero in effetti cose che non si possono fare, una volta sposati.
“Però non mi sei sembrato convinto, prima, quando mi stavi raccontando del matrimonio…” insistette.
Alessandro si strinse tra le spalle, sorridendo tristemente.
“Ho quasi 38 anni, Marco” disse, “forse è arrivato il momento di prendere una decisione che abbia un senso, tanto per cambiare.”

Lo stai dicendo a un 40enne supplente precario che sta per assistere a un concerto di un gruppo capitanato da un tizio con 55 piercing perché pensa che il sia il modo migliore per renderti un uomo libero e infelice, commentò mentalmente Marco, che in quel momento trovava se stesso molto meno sensato e più bisognoso di aiuto di chi gli stava di fronte.

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